mercoledì 2 maggio 2012

Viaggio sull'autobus della mente

Buongiorno  a tutti! Poiché il tema di Latino mi ha sì distrutta ma non abbastanza da staccarmi da voi, eccomi qui!
Oggi vi voglio proporre una "gita virtuale": siamo su un autobus, e diamo un'occhiata in giro.


No... Magari uno più serio! :D


Più recente???


Ook, va meglio. Nell'ora di punta, naturalmente... Ma noi per fortuna siamo seduti - testa e corpo rivolti verso l'interno del veicolo.


Bene, iniziamo il viaggio, con l'Ipod di fiducia, volume ca. 14/30 e musica allegra (niente mortori o sdolcinatezze, se bisogna viaggiare con la mente. Consiglio "Dancing in the moonlight" di Van Morrison).

Giriamo il capo alla nostra destra. Una signora, sulla settantina, con la messa in piega appena fatta, siede sui sedili più bassi. Molto probabilmente è pensionata, sta chiusa in casa da sola tutto il dì, e va dalla parrucchiera una volta al mese per spettegolare e sentirsi più giovane. Tiene la borsa mollemente sulle ginocchia, immaginiamo però che se vede qualche baldo giovincello che tenta di avvicinare la mano tira fuori lo spray al peperoncino e inizia a sbattergli il bagaglio sulla testa. O almeno, sulle ginocchia.

Trattenendo le risate, volgiamo lo sguardo ai posti da quattro, in fondo all'autobus. Occupati sempre - o quasi - dagli studenti più grandi, sui tredici, quindici, sedici anni, coi piercing dappertutto, i jeans con mutanda in vista, le T-shirt di varie marche famose, e le sneakers ai piedi mai allacciate. Se li senti parlare, c'è una parolaccia ogni due congiuntivi errati. Poi magari vanno dalla zia, le danno un bacino sulla guancia, e diventano gli angioletti incompresi. Poverini, l'apparenza inganna...
Naturalmente, accanto a loro ci sono le ragazze, coi capelli ormai spiastrati dopo una giornata di scuola, il trucco pesante, le magliettine scollate - e chissene se fa freddo - , le unghie mangiucchiate costrette a sopportare uno smalto sfatto. Sparlano del prof di turno, che "ce l'ha con loro", e  "quel raccomandato del secchione lecchino che avrebbe meritato il mio stesso voto". Ma se dici loro di studiare, ti ridono in faccia, dietro una coltre di fumo al gusto di nicotina, dicendo che la sera hanno di meglio da fare.

Storciamo il naso e proseguiamo. Becchiamo il pacifico secchione di turno, col naso dentro un libro di Wilde, lo stesso da mesi. Ogni tanto alza lo sguardo, puntando la finta biondina di cui parlavamo sopra, sperando che per una qualche casualità lo noti. Arriverà a casa anche oggi deluso, saluterà la mamma ed andrà in camera sua a ripassare la lezione di oggi mentre smanettando al pc si allena ad hackerare il sito della Cia.

Poi troviamo la cara, abituale pendolare, che sale con te sullo stesso autobus alla stessa ora da tempi immemori, ma di cui non sai nemmeno il nome. Ma sai che c'è, è una sicurezza in più. Se provi ad immaginarti com'è la sua vita, te la immagini arrivare a casa, preparare il pranzo per sè e per il marito, mangiare, tornare al lavoro, per poi uscire in perfetto orario, prendere i figli e passare una piacevole serata. Una di quelle mamme perfette, che in realtà divengono  pazze stressate se la perfezione si discosta dai binari, e che in realtà è stata cornificata chissà quante volte dal marito. Ma non lo dà a vedere, e fa finta di niente.

Ed infine eccolo, il tuo preferito, lo scapolo incallito. Sempre in jeans e camicia, abbronzato dalla lampada settimanale, va dall'amante di turno, con gli occhiali da sole sul naso e la peluria che spunta dal colletto. Ma prima o poi rimarrà fregato anche lui: the power of love vince sempre!

Stoppiamo di colpo i nostri pensieri. E' arrivata la nostra fermata. La canzone ti è entrata nelle orecchie già tre volte minimo, ma il tuo cervello era così preso dalle storie di vita altrui che non se n'è nemmeno accorto. Il bus è quasi vuoto... Scendi, e l'aria ti scompiglia i capelli. Avviandoti verso casa, vedi la biondina disperata che fissa il tombino ove le sono caduti i 5€ del pranzo, ed il secchione che si ferma a soccorrerla - come un cavaliere in groppa al bianco destriero - e le chiede se le può offrire il pranzo.
Sorridi. Magari è la volta buona.

Sulla porta di casa c'è il tuo principe azzurro, 7 anni di energia e divertimento, che saltellando ti chiede: "Cosa mangiamo, Tiva?"
Ecco la galanteria maschile: offre la donna. 
Altro sorriso.
Ecco le soddisfazioni della vita.

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