giovedì 23 marzo 2017

La matita

A distanza di un mese esatto, cari amici, vi ri-scrivo. Sto migliorando: chissà che io non riesca a tornare ai bei vecchi tempi, quando vi scrivevo ogni giorno. Ma la vedo dura.
Oggi vi scrivo perché mi hanno regalato una matita.
Una matita, esattamente. Bruttina se vogliamo: è di circa cinque centimetri, millimetro più millimetro meno. Quanto tre tasti del computer insomma. Semplice nella foggia, è nera e gialla come l'Ape Maia - pardon, come le solite matite della Staedtler. Capisco dall'estremità verde che è parecchio dura, ancor prima di testarla sul foglio immacolato. Il verde, il giallo ed il nero stanno però lasciando spazio al beige chiazzato di grigio, nei punti dove ha cozzato con altra cancelleria, nell'astuccio del proprietario. La mina non è esattamente appuntita, da un lato è più aguzza e dall'altro meno, ma essendo circolare non saprei definire quale lato è più e quale meno. La scritta identificativa della marca è stata risucchiata dal fondo nero, ed è leggibile solo passandoci il dito come fosse Braille.
Uno semplicissimo, banalissimo mozzicone di matita.

Stamane sono uscita di casa di corsa, perché avevo troppe cose da fare ed un solo autobus all'ora che mi poteva condurre da loro. Davanti alla borsa, centinaia di oggetti che sarebbero dovuti essere lì dentro; quando ho preso in mano l'astuccio, mi son detta "Tanto oggi usi il pc".
Inutile dirlo, quando ho avuto 10 minuti di quiete, ho tirato fuori le carte stampate da studiare. Ma non avevo una matita.
Ho cercato in fondo alla borsa, se per caso, come era mia abitudine, per pigrizia ne avessi gettato una alla rinfusa invece di rimetterla al suo posto. Credo sia stata l'unica volta in vita mia che ho maledetto la mia momentanea meticolosità.
Disperata, ho valutato le opzioni.
Potevo sottolineare sul documento al pc. E rifare tutto il lavoro su carta, in un secondo momento? Anche no.
Potevo sottolineare a penna. E se dovessi cancellare, sbagliare, urtare per sbaglio il braccio e fare una riga irreparabile su tutto il foglio?
Potevo rinunciare a studiare e mangiare qualcosa prima di pranzo. Proposito errato.
Non rimaneva altro che una sola cosa da fare.

Accanto a me era seduto un ragazzo . L'avevo notato perché aveva degli evidenziatori bellissimi - un po' opachi, non troppo sfavillanti. Una di quelle cose inutili che quando vedi per strada urli al tuo amico "LO VOGLIO!", e quest'ultimo finge di non conoscerti. Insomma, c'era questo ragazzo. Stava studiando: in università non si va certo per oziare. E la sottoscritta, da brava rompiballe, ha alzato il real ditino e ha fatto knock knock sulla sua spalla.
Lui, nemmeno più di tanto infastidito - come sarei stata io al suo posto - si è voltato verso di me. 
- Scusa - gli ho chiesto con sommo imbarazzo. - Non è che avresti una matita che ti avanza? L'ho dimenticata a casa. - Mezza verità, ma sarebbe stato troppo lungo dire Sai, sono cretina e non pensavo di dover studiare, ed ora valutando le ipotesi è più facile rompere a te!
Il ragazzo dagli evidenziatori stupendi mi sorride. - Ecco. - Estrae un matitino nascosto da uno dei pennarelli fluorescenti, piccolino in mezzo ai giganti colorati. 
- Grazie mille. -
Lo lascio lì dov'è, mentre estraggo le carte funeste. Nel frattempo, con la cosa dell'occhio noto che sta frugando in un astuccio grigio scuro. Prende il matitino di prima, poco affilato, e lo sostituisce con un altro, più appuntito. - Meglio - mugola tra sé e sé, soddisfatto dall'azione.

Passano i minuti: ho improvvisato un righello con un vecchio volantino sulla Festa della Donna, e leggo con interesse velato dalla stanchezza il mio saggetto sullo Stilnovo. Accanto a me il ragazzo si sta muovendo: penso che stia andando a prendere un caffè, ma quando mi giro ha già impacchettato baracca e burattini, evidenziatori compresi.
Gli porgo la matita con un cenno del capo.
- No, no, tienila - mi dice.
Sono confusa. - Ma no, ti prego, riprendila: è tua! -
- Tranquilla, studia! - sorride e si alza.
- Ma è solo una matita... - Sto per aggiungere "potrebbe servirti!", quando lui inizia ad andarsene, lasciando nell'aria un - Appunto! - finale.
Rimango lì, con la matita in mano, un po' sorpresa ed un po' divertita. Ancora c'è gente buona al mondo.
Finito il saggio, inizio a scrivere di lui, e di come non so chi sia, non so se lo rivedrò per ridargli la matita - l'università è grande -, non so se gli servirà in futuro più di quanto è servita a me, ma so che ho apprezzato il suo gesto.
Perché (preparatevi al finale moraleggiante...)
...la vita è un viaggio, e per superare gli ostacoli servono anche i tanti, piccoli aiuti.
Colei che spera di essere vostra compagna, in questo iter,
Silvia

4 commenti:

  1. Durante una giornata uggiosa come quella di oggi, seduta su una panchina a fumare dopo il caffè, con l'umore che rispecchia il cielo grigio... Grazie di questa botta di vita! Sto già meglio, brava come sempre

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    1. ...Lo è stato anche per me! :) Grazie, e buona giornata!

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  2. È proprio vero ogni tanto si incontrano belle persone, capaci di regalare sorrisi...
    Personalmente queste sono le occasioni che mi riempiono più di gioia e mi mettono di buon umore :)
    Se poi il ragazzo è anche carino a maggior ragione no? Hahahha :P

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    1. Ti capisco, anche a ma e fa piacere incontrare ragazzi car... cioè, anime di buon cuore! ;)

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